U IUOCO R’U GALLO

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Uno degli autori della storia della nostra civiltà oggi ci ispira a parlarvi del famosissimo Gioco del Gallo. Da spettatore quale sicuramente era, racconta che il gallo sotterrato, con la cresta tumefatta e gli occhi fuori dalle orbite, rigirava il collo come un serpente, come se avesse voluto ingoiare un boccone rimasto bloccato in mezzo alla trachea o come se volesse farsi una cantata senza voce. galloDalla buca affiorava solo il collo e la testa della vittima, già straziata per il terrore fomentato alla vista della fila dei concorrenti che pagavano una certa quota per tentare di ammazzarlo con una bastonata. Il giocatore, dopo essere stato bendato con un fazzoletto, con il bastone in mano veniva fatto girare su se stesso per perdere l’orientamento, dopodichè cominciava a sferrare colpi a vuoto prima del colpo fatale per la povera bestiola. Il pubblico avversario, gridando a squarcia gola, vantava il diritto disabotare il turno del concorrente, facendosene beffa ogni qual volta falliva il tiro. Mentre le donne di chiesa da lontano guardavano con disprezzo, lamentando che quella non fosse una buona scuola per i ragazzini, noi piccoli spiavamo da lontano questi eventi. Ma, da grandi filibustieri quali eravamo, gliela facevamo pagare cara la lezione perché gli appiccicavamo alla sottana, e se potevamo anche ai capelli, triboli grossi come nocciole.
Come tutti ben sappiamo, ora la festa dell’Assunta si festeggia lo stesso in paese ma è tutta un’altra cosa, si chiama Ferragosto e il gioco del gallo è proibito. Chi parte da un verso e chi dall’altro. Cosa deve fare questa gente non si sa, mentre è finito anche il tempo della passeggiata in Mberaterra, che era una buona occasione per i giovanotti di camminare dietro le signorine timide, nascoste sotto la cappa del pannicello.

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